
Asili Nido e Scuole dell’Infanzia condividono una figura professionale che ha un ruolo essenziale nella progettazione educativa della scuola. Parliamo del Pedagogista, un esperto dei processi educativi, formativi e di apprendimento e punto di riferimento dell’agire delle maestre.
Abbiamo chiesto a Giuseppe Dalle Fabbriche, coordinatore pedagogico di Asilo Nido e Scuola dell’Infanzia della Fondazione Marri – S.Umiltà di presentare la sua figura e di raccontarci di che cosa si occupa.
Qual è il ruolo del pedagogista all’interno di un Asilo Nido?
Osservare, riflettere e costruire insieme alle educatrici il percorso di crescita per ogni bambino, rimanendo sempre in contatto e in ascolto delle famiglie. Ciò si concretizza nella ricerca di spazi, metodologie, progetti, e organizzazione, anche del personale, per offrire tranquillità e fiducia ai genitori e benessere ai bambini.
Uno degli aspetti curato dal Pedagogista è la formazione degli educatori: perché è essenziale rimanere aggiornati?
La formazione permanente del personale del nido è un dovere, oltre che un’opportunità di crescita costante per lavorare meglio e “stare meglio” con i bambini. La formazione permette di riflettere, produrre cambiamenti nei modi di pensare e agire. Offre spunti e idee per migliorare sempre e valorizzare le proprie competenze. Per questo sia attraverso il comune, il territorio e la Fondazione stessa, vengono affrontati corsi su varie tematiche: la documentazione, gli spazi, l’apprendimento e il gioco, l’autismo, i disturbi del linguaggio, oltre ai corsi di pronto soccorso e sicurezza.
Ci racconti un ricordo particolare della tua esperienza come pedagogista della Fondazione Marri – S.Umiltà?
Quando una famiglia intraprende il cammino all’interno di un Nido, deve considerare un movimento di emozioni da saper gestire. Soprattutto nell’inserimento del proprio bimbo, che genera ansia per il distacco.
Tanti episodi ricordo legati a questi momenti, anche quest’anno.
In particolare l’esperienza di una mamma che ha inserito il suo bimbo, di 2 anni al nido. Bimbo che aveva trascorso il suo tempo sempre con i genitori e i nonni. Quando, dopo qualche giorno, la mamma doveva salutare e lasciare il bimbo in braccio alle educatrice, il bimbo strillava, si dimenava, ci volevano diversi minuti prima che smettesse dopo che la mamma se ne era andata.
Così una mattina sono stato presente anch’io all’accoglienza, e la scena si è ripetuta. Ho chiesto alla mamma di seguirmi per parlare un attimo e lì ho notato oltre alle lacrime che scendevano sul viso della donna, una rigidità del corpo e del volto. Tutta l’ansia veniva trasmessa al figlio che sicuramente vedeva nel distacco anche la paura di un pericolo, visto la reazione della mamma. Rassicurandola , spigandole come agire , come comportarsi, pochi giorni dopo gli effetti positivi sul bambino erano lampanti.